domenica 7 ottobre 2007

Il vero problema è la Chiesa cattolica e ... viceversa .

(Silvio Pergameno - Agenzia Radicale) Se si leggono i giornali, le riviste e i libri e se si seguono i media, il coro è unanime: il grande problema dell'Italia sarebbe il comunismo: lo dicono tutti, lo dicono (o lo lasciano capire) i riformisti, lo dice Berlusconi...e, certo, se si guarda agli equilibri immediati sembra che sia proprio così. I riformisti viaggerebbero tanto bene se non ci fossero i comunisti (anche perché Berlusconi non potrebbe più agitare lo spettro del comunismo) ma anche a destra, al di là delle polemiche spicciole, senza i comunisti tante cose nella sostanza sarebbero più facili.
Pure, scendendo a livelli meno immediati, il vero problema dell'Italia, alla lunga, non sono i comunisti: il vero problema è la Chiesa cattolica. E viceversa. Perché anche per la Chiesa cattolica il vero problema è l'Italia. Vorrei fosse chiaro che non muovo da motivi aprioristicamente polemici nei confronti della Chiesa cattolica, nella quale non solo vanno rintracciati motivi fondamentali della cultura, anche politica, italiana ma alla quale va riconosciuto il fatto di aver compiuto con il Concilio Vaticano 2° e con il pontificato di Giovanni Paolo II grandi cambiamenti e che con Benedetto XVI si pone sul terreno del confronto nella società civile (e politica), compensando questa dislocazione formale (ma la forma quanto è rilevante!) con l'accentuazione dei forti legami con la tradizione e con la propria storia.

Un po' il contrario della interpretazione terzomondista del concilio propria della c.d. teologia della liberazione, ma anche perchè il Papa parla per tutti i cattolici e tra cattolici e cattolici ci sono differenze enormi, dalle personificazioni animistiche di tanti fedeli latinoamericani o africani a Maritain o Bernanos. Il vero problema delle democrazia italiana è la Chiesa cattolica, perché se è vero che la democrazia moderna non è concepibile se non sull'innesto della tradizione cristiana è d'altra parte altrettanto vero che la versione liberale della democrazia europea (o euroamericana) scaturisce dalla riforma protestante. E la Chiesa cattolica forse non è pronta a fare i conti con la riforma. E non a caso il contatto con gli altri cristiani è stato cercato più verso il mondo degli ortodossi greco scismatici che verso luterani e calvinisti e metodisti e anglicani...più verso Mosca o Costantinopoli che verso Londra o Ginevra.

A ben vedere i principi base della cultura della sinistra hanno un fondamento cattolico: la pace, l'egalitarismo, l'attenzione finalizzata sui deboli, l'anticapitalismo, la concezione moralistica dell'economia. Giorni fa, dico così esemplificando, Emanuele Severino lamentava che Benedetto XVI accettasse il profitto solo se giusto. Ma nel liberalismo economico il profitto è lo strumento di orientamento degli investimenti, perchè si dirigano verso i settori più proficui e, instaurandovi una sempre maggiore concorrenza attraverso l'aumento dell'offerta portino alla riduzione dei prezzi, il che poi non è altro che un aspetto particolare dell'insistenza sulla responsabilità (cioè il farsi carico delle conseguenze di quel che si dice o si fa o, in altre parole, la condanna dell'ideologia e delle prese di posizione astratte). La Chiesa è allora di sinistra? O non si deve piuttosto pensare che sia la sinistra a non essere progressista...? Ma se in Italia chiedessimo a tutti gli italiani se il profitto debba essere giusto, credo che la percentuale di quelli che risponderebbero che il profitto è...il profitto, e in sé non è né giusto né ingiusto, sarebbe infinitesimale, e che solo pochi condividerebbero il giudizio che il profilo diventa ingiusto quando usa del potere politico per eliminare la concorrenza, cioè per impedire o quanto meno scoraggiare il movimento dei capitali. Allora Luigi Einaudi o Ernesto Rossi liberisti...

Per l'Italia il problema è la Chiesa cattolica perché senza i cattolici non si costruisce una democrazia liberale consistente. E' un passaggio difficile, ma va discusso. E per la Chiesa Cattolica il problema è l'Italia perché senza l'Italia, con la quale esistono un interscambio culturale e una presenza fisica articolata in due millenni, la Chiesa cosa sarebbe altrove? Ma dall'Italia viene una spinta verso la Chiesa a fare i conti con la democrazia liberale? Ma forse in Italia più che alto si mira a dirottare dalla propria parte il mondo cattolico tirandolo per le maniche della giacchetta.

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