(Zenitorg).- Giovedì 4 ottobre, il Ministro della Salute Livia Turco ha inviato al Parlamento la relazione annuale sull'attuazione della legge 194/1978 (“Norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria della gravidanza”), che contiene i dati preliminari per l'anno 2006 e i dati definitivi per il 2005.
Nel 2006 si è registrato un totale di 130.033 aborti, con un calo percentuale del 2,1% rispetto al dato definitivo del 2005, che era di 132.790 aborti.
Il Ministro ha rilevato che c’è un aumento degli aborti tra le donne immigrate e una diminuzione tra le italiane. “Non serve una modifica della legge 194”, ha osservato.
Immediata la replica del presidente del Movimento per la Vita, il giurista Carlo Casini, il quale ha sostenuto in una nota recapitata a ZENIT che “la verità è che l’aborto rimane un fenomeno inchiodato a dimensioni aberranti: dal 1978 sono quasi 4 milioni e 800mila le interruzioni volontarie di gravidanza registrate ufficialmente e che non tengono conto, come è ovvio, della clandestinità vecchia (sempre praticata, come il caso di Villa Gina dimostra) e nuova (Norlevo)”.
Secondo il presidente del MpV, “davanti a cifre come queste, come può il Ministro Turco dire che va tutto bene, che la legge 194 è un’ottima legge che non richiede variazioni neppure per rendere applicate le parti preventive? Come può pensare di limitarsi a ritoccare i termini della vita autonoma del feto (iniziativa pure necessaria) nelle linee guida?”
Per Casini “è necessario modificare l’azione dei consultori affinché nel loro lavoro diano la preferenza alla vita che rappresenta l’interesse sociale, culturale e perfino demografico del Paese”, e “alcune riforme pure importanti possono addirittura essere introdotte per via amministrativa senza immaginare sconvolgimenti legislativi”
Il presidente del Movimento per la Vita ha chiesto che “venga cambiato il modo di elaborare la Relazione annuale riportando in essa non solo il numero dei morti (gli aborti), ma anche quello dei vivi, bambini sottratti all’aborto attraverso la solidarietà pubblica e privata alle loro madri, indirizzata non alla interruzione volontaria di gravidanza ma alla nascita, o che venga introdotto il riscontro diagnostico sugli embrioni abortiti in caso di presunta malformazione”.
Critico anche Riccardo Cascioli, presidente del Centro Europeo di Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo (Cespas), che ha detto a ZENIT che “dal 1978 ad oggi 4milioni 800mila bambini sono stati eliminati con l'aborto, ma per il Ministro Turco la 194 dimostra di essere una buona legge solo perchè nel 2006 si è registrata una leggera diminuzione”.
Il presidente del Cespas ha fatto notare che “se entriamo nel merito dei numeri offerti dalla Relazione annuale presentata al Parlamento, non possiamo passare sotto silenzio il fatto che ormai una parte consistente di aborti sfugge a ogni calcolo dato l'uso sempre più diffuso – soprattutto tra le adolescenti – della ‘pillola del giorno dopo’, che è abortiva a tutti gli effetti anche se viene ipocritamente chiamata ‘contraccezione d'emergenza’”.
“Inoltre – ha continuato Cascioli – il Ministro dovrebbe essere allarmato dal fatto che in 10 anni è triplicato il numero delle donne straniere che fanno ricorso all'aborto, un fenomeno dovuto in massima parte a motivi economici e sociali. Segno che è totalmente disattesa la parte della legge che prevede la prevenzione e la rimozione degli ostacoli alla maternità. E l'esperienza dei Centri di Aiuto alla Vita dimostra che in tante occasioni basta un piccolo gesto di solidarietà concreta per salvare i bambini dall'aborto”.
In merito alla disposizione normativa, il presidente del Cespas ha sottolineato che “la Legge 194 è profondamente ingiusta e disumana perché elimina i più deboli della società; provoca una banalizzazione dell'aborto, soprattutto nelle giovani generazioni, come dimostra l'uso sempre più disinvolto della ‘pillola del giorno dopo’; acuisce il problema dei bassi livelli dei tassi di fertilità nel nostro Paese, causa di conflitti sociali e generazionali che si faranno sempre più acuti”
“Ciò di cui abbiamo bisogno – ha concluso Cascioli – è anzitutto un cambiamento di cultura, un'educazione che apra alla vita e ponga le premesse per un cambiamento radicale della Legge 194”.
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